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STROKES di Stefano Pitino

 

Strokes è il libro che non ti aspetti.

Non è un romanzo, non è una sceneggiatura, non è una pièce teatrale.

E’ tutto questo insieme.

Come in un Decamerone moderno dodici giovani si ritrovano rinchiusi in un luogo distante da tutto e da tutti. Catapultati in tre stanze senza nessuno sbocco esterno. Circondati dal Nulla.

Come non vedere già in questo inizio straniante una metafora dei nostri giorni?

Dodici tipi umani paradigmatici: il benestante gaudente,  la “barbie” arrivista e la sua amica ombra che vive di luce riflessa, la bulemica sensibile, il duro e il suo tirapiedi, la fidanzata tradita, il secchione introverso, il gay che non si accetta, il ragazzo senza bussola e poi loro, Stefan e Virgy, i Romeo e Giulietta della situazione.

Ma il vero protagonista è lui, un gigantesco orologio a pendolo che compare ogni ora chiamando davanti a sé, uno ad uno, i dodici ragazzi, in un drammatico gioco ad eliminazione.

E’ la Morte. L’unica possibilità per sfuggirle è trovare la Chiave.

Così si esprime l’Orologio con voce grave all’inizio della vicenda, per non parlare mai più.

Nell’attesa di affrontare il proprio destino, in una spasmodica corsa contro il tempo (tutta la vicenda si svolge in sole dodici ore)  i giovani imparano a conoscersi, si incontrano e si scontrano anche in modo brutale e drammatico, si lasciano e si innamorano, ma, soprattutto, vanno alla ricerca della propria identità. Come capita tutte le volte che la Morte bussa alla porta, rivelano il peggio e il meglio di sé.

Sentimenti estremi che Pitino descrive con intensità e leggerezza, con una scrittura piena di ritmo, avvolgente, incalzante,  come gli avvenimenti che si susseguono inaspettati senza lasciare un attimo di tregua.

Un Grande Fratello metafisico? Questa definizione, sebbene riduttiva, rende però l’idea della modernità del soggetto di Stefano Pitino.

Rispetto al Grande Fratello c’è però un’enorme differenza.

Nessuno vede quello che sta succedendo ai dodici a parte la Morte e loro stessi. E Dio, per coloro che ci credono.

Una resa dei conti della nostra civiltà di fronte a temi come l’Assoluto, la Morte  e l’Amore.

Ed è proprio ancora una volta Eros e Thanatos il binomio decisivo di questo libro, la cartina di tornasole. Sta in questa medaglia  a due facce la salvezza dell’Umanità?

Il finale, non scontato, non fornisce tutte le risposte ma proietta dentro l’anima del lettore una luce di speranza.

Un successo tra i giovani, un libro pubblicato a puntate in rete che, grazie ad un fortissimo passaparola, sta conquistando importanti risultati di vendite.

L’autore, Stefano Pitino,è un personaggio poliedrico. Sebbene molto giovane (classe 1980) ha esperienze come drammaturgo, regista, responsabile dell’animazione nei villaggi turistici è al suo primo romanzo, anche se ha già diverse esperienze nel campo letterario

E’ un libro che fa bene al cuore e allo spirito e risveglia sentimenti profondi.

Personalmente mi ha incantato.  Per questo lo consiglio a tutti, in particolare a coloro che hanno bisogno di carezze nel corpo e nell’anima.

 

L’autore

 

 

Un corpo morto e uno vivo. Eluana Englaro e Silvio Berlusconi. La ragazza vissuta per anni in condizioni indescrivibili al centro di una logorante battaglia legale per permettere al padre Beppino di porre termine a un calvario durato troppo e l’attuale presidente del consiglio, l’uomo che un giorno il suo medico Umberto Scapagnini definì “tecnicamente immortale” in quanto dotato di “un sistema di tipo neuroimmunitario veramente straordinario per cui niente mina la sua salute”.  Sono loro i due protagonisti di una vicenda di malattia e battaglia politica che un anno fa teneva gli italiani letteralmente incollati ai televisori; a distanza di un anno su Eluana Englaro è scivolato un velo pesante di oblio. Il dolore spettacolarizzato ha portato ben presto all’indifferenza, rotta qualche giorno fa dal dibattito nato dopo l’uscita dell’ultimo numero di “Dylan Dog” che riaccende i riflettori sulla legittimità o meno dell’eutanasia.

Ecco perché un libro come quello di Giulio Mozzi, “Corpo morto e corpo vivo. Eluana Englaro e Silvio Berlusconi” (Transeuropa), vale la pena di leggerlo: non solo perché sia giusto puntare verso una via d’uscita dall’oblio mediatico di questi mesi, ma anche per l’intelligente lettura che l’autore dà ad un avvenimento che lo scorso anno ha scosso le coscienze di tutti gli italiani.

Giulio Mozzi

Giulio Mozzi non è tra quelli che un anno fa avevano dato un giudizio preciso di Beppino Englaro e di chi aveva collaborato alla morte di Eluana: “assassino” lui e “complici” loro. Ma è, per sua stessa ammissione, un cristiano cattolico, anche se “tentato dal protestantesimo” (“come molti intellettuali cattolici che non “digeriscono” l’obbedienza di pensiero richiesta dalla chiesa” spiega), che sulla vicenda Englaro torna “perché nel totale disinteresse nella stampa continua il percorso della legge: mi sembra che in Italia ci sia una strategia del silenzio perché il governo è abituato a promulgare delle leggi importanti quasi di soppiatto. Da parte della chiesa cattolica c’è stato un tentativo di ragionamento, ma sono state prese delle posizioni molto confuse: la chiesa è sembrata più coinvolta nei problemi di potere”.

Lei ha parlato di “drammatizzazione estrema” del tentativo del governo di interrompere in extremis la procedura di morte di Eluana autorizzata dalla Corte di Cassazione.

“È stato uno spettacolo usato per dare una spallata al potere del presidente della repubblica e definire Napolitano un presidente che ha una cultura della morte”.

Il suo giudizio è molto severo anche nei confronti della chiesa, coinvolta in un gioco di partito in cui la strumentalizzazione prende il posto della discussione.

“Io penso che la chiesa si sia proprio fatta fregare perché appare legata ad un’ideologia il più possibile anticristiana come il Pdl: se ci sono delle istanze etico-politiche sostenute dalla chiesa, queste sono poi smentite dai governi di centro-destra”.

Lei parte dal pretesto narrativo di proporre alla chiesa la beatificazione di Eluana, “martire della Tecnica”, per arrivare poi a un Berlusconi “avviato alla fasulla resurrezione come Grande Vittima e come Agnello Redentore dell’Italia”.

“Grazie alle sue capacità e all’aiuto del suo staff, il premier si sta costituendo come una figura divina o “di rilevanza teologica”, come dice Bondi nel libro “Il sole in tasca”: per quanto possa sembrare demenziale il problema è che la strategia funziona”.

(da “Libertà”, 25 gennaio 2010).

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