E’ arrivato anche il turno della nostra volatrice più giovane, Monia Sogni, scrittrice, poetessa e pittrice e di Agostino Damiani, il nostro senior, pluripremiato autore di gustose novelle, spessissimo ospite delle pagine di “Libertà”.

Eccovi il loro racconto a due mani:

CODICE ROSSO

Lasciato il piazzale i Carabinieri procedettero per qualche chilometro, lentamente, quando improvvisamente illuminarono un giovane che veniva trafelato verso di loro, correndo.
« Vuoi vedere che questo è il figlio…»
Lo presero a bordo e seguirono le sue istruzioni per raggiungere una piazzuola poco distante, giù per una stradina alberata.
La Golf giaceva su di un fianco fuori dalla carreggiata, quasi a ruote all’aria; gli air-bag erano esplosi e un solo faro illuminava parzialmente la scena. Si sentiva un forte odore di benzina. Una ragazza spaventatissima era in piedi fuori dall’auto. Gridava:
« Ma dove sei andato? Cazzo, mi lasci sola dentro l’auto con addosso quel cuscino di gomma…»
« Eri svenuta…non riuscivo a tirarti fuori…sono corso a cercare aiuto…»
Disse il Carabiniere anziano, che di figli grandi ce ne aveva anche lui:
« Ma tu…non sei la figlia di quello del distributore di Borghetto?
« Si, l’Agip.»
« Dai, ragazzi, salite dietro che per l’auto ci vuole il carro attrezzi, andiamo!»
Si fecero dare il numero da Luca e telefonarono a casa sua. Rispose Alfredo:
« Si, maresciallo…»
« Abbiamo trovato suo figlio. L’auto è finita fuori strada ma loro due sono illesi. Si, in una stradina… è difficile da spiegare…tanto dobbiamo passare di lì per andare a Borghetto a portare a casa la ragazza… Lo riportiamo noi…tranquillizzi sua moglie!»
Quando i quattro nella Gazzella dei Carabinieri arrivarono al piazzale di casa Pagani trovarono i coniugi sulla porta. Ansiosi e preoccupati, si capiva che avevano litigato. Aveva domandato lei:
« Quale ragazza di Borghetto?»
« Che ne so, una ragazza…»
« Potevi chiederlo…e la mia Golf ? »
« Ma vai …»
Dall’auto scese per primo il Carabiniere più anziano e poi Luca.
La mamma buttò le braccia al collo del figlio, come per scaricare con quella stretta tutta la tensione e l’ansia delle ultime ore e intanto guardava l’interno della macchina, che era illuminato, dove c’era immobile la ragazza, una biondina minuta.
Si, l’aveva già vista in qualche foto… allora era lei, era lei quella ragazzina che già da qualche anno aveva fatto di suo figlio un completo rincitrullito!
Alfredo invece reagì diversamente, non ne poteva più, aveva il fumo agli occhi, contrariato anche per quel prolungato abbraccio della Jolanda a Luca, che trovava eccessivo e teatrale.
Fece un passo avanti e senza dire una parola stampò uno schiaffone sulla faccia del ragazzo, tra guancia e collo. Lui rimase impietrito, attonito…ma poi reagì violentemente!
Mise entrambe le mani sul petto del padre e lo spinse in modo cattivo, facendolo cadere rovinosamente all’indietro. La mamma gridò:
«Lucaa!»
***

Stamattina ho deciso di andare a trovare Mirta. Non è passato poi molto tempo dal nostro ultimo incontro ma ho bisogno di vederla spesso: solo lei riesce a tranquillizzarmi.
Le porterò dei fiori. Delle rose. Si! Le sono sempre piaciute…
Ricordo ancora il giorno del nostro primo incontro: aveva una magliettina a fiori che strideva un po’ col suo incarnato pallido e la faceva sembrare ancora più piccola.
Non era particolarmente bella, Mirta, però aveva un bagliore negli occhi… per niente al mondo avrei rinunciato ad entrare in quella luce. E una volta dentro decisi di rimanere.
Mi faceva sentire così speciale, sebbene non lo meritassi! Anche ora, mentre sto comprando queste rose, sento che nessuna potrà mai amarmi come lei.

***

“Ciao amore mio. Guarda, ti ho comprato delle rose. Spero di piacciano.”

“Sai, stanotte ho fatto ancora quel sogno, il solito ormai da tanti mesi… una frenata brusca, l’auto che si ribalta, tutti che mi dicono che tu stai bene, tu che mi insulti perché ti ho lasciato con la faccia tra gli airbag, mio padre che mi molla un bel ceffone sulla guancia. Al risveglio mi sembra addirittura di sentire il caldo formicolio dello schiaffo. E di vedermi in quel bagliore dei tuoi occhi…”

* Mirta Strali
15-10-85 20-04-09

“Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
Non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
Le sole vere pupille (…) erano le tue.”
Tuo, Luca