Continua l’appuntamento ormai tradizionale con i racconti dei Volatori pubblicati dalla rivista bimestrale Terre Verdiane diretta da Luigi Franchi.

Se vi siete persi le ultime due uscite, date un’occhiata alla pagina “VR su Terre Verdiane”: lì troverete tutti i racconti fino ad ora pubblicati ed ovviamente anche gli ultimi, Serata all’opera di Alessandra Locatelli, Sergio Cicconi e Luigi Tuveri e Il maestro di Doriana Riva, Francesco Danelli e Pietro Chiappelloni.

Buona lettura!!

Cappella Ducale di Palazzo Farnese, 19 dicembre 2009

Presenti oltre alla Giuria l’Assessore Paolo Dosi e il consigliere provinciale Coppolino.  Bellissimo intervento del Direttore di Libertà di Piacenza Gaetano Rizzuto, che si compiace che tra i premiati ci siano tanti  “suoi” scrittori: ovvero i Volatori Rapidi! 

Al Premio Nazionale Emozioni e Magie del Natale i Volatori Rapidi per la seconda volta consecutiva si aggiudicano il Premio Rotary Club Farnese Piacenza con il loro ultimo libro ” Confini”.

Importanti riconoscimenti anche per i singoli volatori:

  • Francesco Danelli si aggiudica per il secondo anno consecutivo il primo premio per il miglior racconto con “La Comoedia”.
  • Giusy Cafari Panico vince il secondo premio nella categoria Libri Editi con il suo libro di poesie “Come la luna di giorno come la luna di notte”
  • Ottavio Torresendi ottiene un premio speciale con Best Alam
  • Agostino Damiani riceve un riconoscimento nella categoria “In memoria di Laura Guarracino”
  • Menzione d’onore anche per Alessandra Locatelli con la sua favola di Natale.

I Volatori Rapidi Vi invitano domenica 6 dicembre ad un reading dei loro libri “1995 km da Santiago” (Lir ed.) e “Confini” (Domino Ed.).

L’incontro è alle 17.30 presso la sede di Artesfera nella storica Via San Siro a Piacenza: i Volatori Rapidi sono gentilmente ospitati dell’associazione d’arte perchè un libro, attraverso le immagini evocate dalle parole, è espressione artisitica unica ed irripetibile.

Attraverso le pagine della prima raccolta i Volatori percorrono liricamente le vie di una Piacenza evocata, vissuta con passione, resa protagonista viva o setting impalpabile nel quale fanno muovere personaggi e storie particolari. In Confini invece gli autori ricercano un nuovo spazio, non solo geografico, ma soprattutto lessicale, storico, intimo, confrontandosi con tematiche importanti e declinando il concetto che dà il nome alla raccolta nei molteplici significati.

Presentano l’incontro Giusy Cafari Panico e Alessandra Locatelli.

I Volatori Rapidi vi aspettano per chiacchierare di letteratura e per augurarvi un meraviglioso Natale!

Volatori “pigliatutto”. Sono i Volatori Rapidi i veri vincitori della terza edizione del concorso “Sentieri curiosi” indetto da Tempi Agenzia e Asstra nell’ambito della rassegna “Parole in corsa”: il gruppo piacentino di scrittori è infatti riuscito a far salire sul podio dei vincitori ben tre dei suoi. Ottavio Torresendi ed Angelo Calza sono rispettivamente il primo ed il secondo classificato della nuova sezione dedicata ai racconti corredati da fotografie ed immagini della categoria adulti: i due volatori si sono aggiudicati la vittoria con i racconti “Il retro del bus 16” ed “Astass”. Nella categoria degli adulti che hanno presentato solamente il racconto, il vincitore è di nuovo un Volatore, Pietro Chiappelloni, con l’opera “Pendulum”.

I Volatori premiati: Ottavio Torresendi, Angelo Calza e Pietro Chiappelloni

I racconti vincitori saranno pubblicati in una raccolta edita da Asstra e parteciperanno al concorso nazionale “Parole in corsa”.

Emozionati, ma soprattutto soddisfatti sono apparsi i vincitori delle categorie, che sono stati premiati  al Baciccia durante un incontro presentato da Laura Rostan e Matteo Bongiorni. Per loro è a disposizione un’ampia gamma di premi: ai primi classificati è riservato un abbonamento annuale a percorrenza illimitata sui mezzi urbani ed extraurbani di Tempi Spa oppure un kit completo da campeggio o una macchina fotografica digitale o una stampante per fotografie digitali; i secondi classificati potranno invece scegliere tra un abbonamento semestrale a percorrenza illimitata sui mezzi urbani ed extraurbani di Tempi Spa, un kit composto da zaino e bussola e un buono acquisto di libri per una libreria cittadina.

“Sentieri curiosi” giunge dopo due edizioni di successo: il concorso indetto da Tempi Agenzia rappresenta ormai una immancabile tradizione nell’ambito dei concorsi letterari. Anche quest’anno l’iniziativa si è legata al tema del viaggio, alla possibilità di attraversare e scoprire luoghi reali ed immaginari, emozioni e ricordi, oltre a popoli e culture di altre terre; eppure la terza edizione qualche novità l’ha riservata: per la prima volta infatti il concorso è diventato letterario e fotografico, prevedendo una sezione dedicata ai racconti ed una alle narrazioni corredate da una sola fotografia digitale. Ad aggiudicarsi i premi in quest’ultima sezione due Volatori Rapidi; del resto la presenza del gruppo piacentino sul podio dei vincitori del concorso di Tempi Agenzia non è una novità: lo scorso anno, a vincere la seconda edizione intitolata “L’autobus del tempo”, era stato proprio Pietro Chiappelloni che ora invece risulta il primo classificato della sezione “racconti”, mentre la prima edizione, “Da una fermata all’altra”, aveva premiato il racconto di un altro Volatore, Federico Puorro.

I Volatori Rapidi   tornano a volare in città!!

Venite tutti il 6 dicembre presso la sede degli Amici Dell’Arte in via San Siro.

Saremo ospiti dell”Associazione ArteSfera che propone dal 5 al 15 dicembre  una mostra d’arte figurativa  in cui espongono pittori , scultori e fotografi.

La rassegna si svolge ogni anno, in dicembre,  e prevede una giornata dedicata alla letteratura.

NON MANCATE!

Tra pochi giorni pubblicheremo maggiori informazioni sull’evento.

Ieri, domenica 6 settembre, nel Municipio di Carpaneto Piacentino si è svolta la mostra fotografica del Circolo Immagine Zero. Tema dell’esposizione: “Dentro una cornice”. Tanti i fotografi che hanno aderito all’iniziativa, tra cui il fotografo ufficiale dei Volatori Rapidi, Nicolò Morales.

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Ogni partecipante ha proposto al pubblico, che poteva votare per le tre fotografie che riteneva migliori, due interpretazioni del tema con risultati di altissimo livello.

Nicolò Morales ha proposto “Il riposo del Beato Scalabrini”  e “Prospettiva”.

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Ci sono piaciute perchè:

“Il riposo del Beato Scalabrini” è uno scatto rispettoso, che fissa in un istante il riposo eterno. Esaltata dal contrasto tra il nero, il buio delle colonne e l’oro, la luce del Beato, parla la lingua del Silenzio.

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“Prospettiva” raffigura delle persone: eppure non si intravede nemmeno un volto, una sagoma, un’ombra. C’è lo scorcio di un ponte antico, costruito in mattoni,  un ponte moderno in acciaio e cemento ed un guard rail. I due ponti potrebbero andare nella stessa direzione, ma condurranno in due luoghi diversi. Il guard rail protegge chi si accinge al viaggio. Straordinaria metafora della prospettiva dell’uomo moderno, declinata in tre frammenti dello stesso specchio.

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Oltre alle fotografie, tutte di ottima qualità, anche una poesia scritta da Doriana Riva appositamente per l’occasione: “Il fotografo”:

E’ un ladro:

si apposta, leggero,

e scruta lontano.

Ruba, veloce,

e subito pensa

alla prossima preda.

E’ un ladro, sì:

ma di quelli gentili,

che vogliono solo

fermare il momento.

Ruba le anime

che vede riflesse

nei sorrisi sdentati

di bambini giocosi,

nello sguardo velato

di vecchi in attesa,

nel bacio fugace

di amanti distratti.

Ruba l’ aurora

al mattino geloso,

la luna e le stelle

alle notti serene,

ruba le ali

all’aquila in volo

che plana maestosa.

Ma dire che è un ladro

non gli rende giustizia:

lui è, in realtà, un mago cortese

che osserva la vita

con occhi incantati,

e che sa regalare

in modo sottile

la dolce illusione

di vivere sempre.

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Continueremo a seguire le belle iniziative del Circolo, esempio di come una passione possa regalare emozioni non solo a chi la coltiva ma anche a chi osserva. Grazie a tutti i partecipanti!!!

Terre Verdiane news, bimestrale di cultura, turismo e territorio, diretto da Luigi Franchi, ha deciso di dedicare da questo numero una pagina tutta per i Volatori Rapidi!

E’ un grande onore per noi e un piacere collaborare con una rivista letteraria di qualità perdipiù legata al nostro territorio e alle nostre tradizioni.

Di seguito l’introduzione al nostro gruppo scritta dal Direttore:

Chi sono i Volatori Rapidi? I Volatori Rapidi, sono in sedici, esattamente otto donne e otto uomini, si muovono bene insieme, collezionano premi, scrivono racconti sui quotidiani locali, fanno un sacco di presentazioni ed ognuno mantiene comunque la sua sfera, quella che di limiti non ne ha. Questo costringerà il lettore ad uno sforzo moltiplicatore per seguirli tutti negli anni a venire, ma credo che ne varrà la pena. I loro nomi: Emanuela Affaticati, Giusy Cafari Panico, Angelo Calza, Pietro Chiappelloni, Sergio Cicconi, Agostino Damiani, Francesco Danelli, Chiara Ferrari, Alessandra Locatelli, Elisabetta Paraboschi, Federico Puorro, Doriana Riva, Monia Sogni, Ottavio Torresendi, Melissa Toscani, Luigi Tuveri.

…la recensione di “Confini”

 

 

 

 

Dove c’è un fiume c’è sempre un ponte.. Leggevo Confini dei Volatori Rapidi mentre accanto avevo l’ultimo numero di Diario, tornato in edicola con una monografia dedicata al termine confine. Mi soffermo sulle parole del geografo Franco Farinelli che afferma “l’autentico effetto della globalizzazione è che la Terra ha imposto finalmente di essere pensata per quello che è, un globo. Noi, per stare tranquilli, abbiamo sempre avuto bisogno di confini: una sfera, invece, di limiti non ne ha”.
Forse, anzi sicuramente, le due cose non c’entravano niente ma da quella frase ho iniziato per leggere il libro come una sfera, senza limiti, pregiudizi o condizionamenti. Un ottimo esercizio per capire che ci sono persone che faranno strada nella letteratura.
Non c’è una riga fuori posto e, dal momento che non credo che una piccola casa editrice come quella che ha pubblicato il libro dei Volatori Rapidi abbia un potentissimo “ufficio editing”, vuol dire che questo è un libro fatto bene all’origine, con tanto valore in più.
Loro, i Volatori Rapidi, sono in sedici, esattamente otto donne e otto uomini, si muovono bene insieme, collezionano premi, scrivono racconti sui quotidiani locali, fanno un sacco di presentazioni ed ognuno mantiene comunque la sua sfera, quella che di limiti non ne ha. Questo costringerà il lettore ad uno sforzo moltiplicatore per seguirli tutti negli anni a venire, ma credo che ne varrà la pena. I loro nomi: Emanuela Affaticati, Giusy Cafari Panico, Angelo Calza, Pietro Chiappelloni, Sergio Cicconi, Agostino Damiani, Francesco Danelli, Chiara Ferrari, Alessandra Locatelli, Elisabetta Paraboschi, Federico Puorro, Doriana Riva, Monia Sogni, Ottavio Torresendi, Melissa Toscani, Luigi Tuveri.

Confini
Volatori Rapidi
Edizioni Domino
Euro 15,00

Ed ecco allora il primo apporto dei Volatori a Terre Verdiane, un racconto scritto dai tre volatori più ironici del gruppo, i  nostri tre moschettieri: per leggerlo vai alla pagina “I VR su Terre Verdiane”…

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andate sul link e a leggere il giornale anche in versione cartacea!

http://www.terreverdianenews.info/lista_art.php?id=23

venerdi piac

Nella suggestiva cornice di Piazza Duomo illuminata dall’ultima luce del tramonto è cominciata la performance dei Volatori Rapidi che hanno presentato la loro ultima raccolta di racconti : “Confini” (Domino edizioni).

Erano presenti otto Volatori, ovvero, in rigoroso ordine alfabetico:

Giusy Cafari Panico, Angelo Calza, Pietro Chiappelloni, Sergio Cicconi, Chiara Ferrari, Federico Puorro, Doriana Riva e Ottavio Torresendi.

Accompagnati dal tastierista Corrado Pozzoli, i Volatori Rapidi hanno raccontato la loro storia tramite la prefazione del loro primo libro “1995 km da Santiago” scritta da Edoardo Fiume Po , ovvero  la mitica “Roba da matti”, letta con magistrale bravura  da Federico Puorro e molto apprezzata dai presenti.Immagine 014

Di seguito una breve introduzione alla serata di Giusy Cafari Panico che ha illustrato la genesi di “Confini”,  libro nato dal confronto con i piacentini intervenuti al Geofest lo scorso anno in Sant’Ilario a cui era stato chiesto di esprimere il proprio concetto di Confine, un argomento particolarmente sentito  dai piacentini, abitanti di una terra di confine d’eccellenza.

Sono seguiti  brevi  stralci dei racconti letti dagli autori, ognuno dei quali ha interpretato il tema in modo completamentente diverso, raccontando  confini metafisici, politici, storici, psicologici, ecc, ecc e un piccolo talk show con il volatore milanese Sergio Cicconi proprio sul tema del Confine.

Solange Mela, editrice del libro e scrittrice,  ha letto il  brevissimo racconto “Emma” di Melissa Toscani, scheggia di grande originalità, che è diventato un po’ il simbolo del nostro libro.

Al termine lettura della prefazione di Confini di Lewis Fucile (altro pseudonimo di uno dei nostri più talentuosi Volatori) da parte di Ottavio Torresendi,  una lettura davvero sentita e attoriale, intensa, con interventi a sorpresa dei Volatori sparsi tra il numeroso pubblico che ha seguito con molto interesse l’evento.

Alla fine tutti i volatori hanno seguito Giusy  che presentava il suo libro di poesie d’amore  “Come la luna di giorno come la luna di notte” alla Libreria Feltrinelli e sono stati suoi lettori d’eccezione.

Giusy ha letto a sua volta due bellissime poesie di Ottavio e Doriana.

Di corsa Giusy e Ottavio tra i due eventi intervistati dal Dj First per Radio Sound nella postazione in Piazza Cavalli.

Mamma mia che serata, indimenticabile!!

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Venerdì 31 luglio i Volatori Rapidi saranno presenti nella serata dei Venerdì piacentini dedicata alla letteratura con una performance letteraria dal titolo “Confini”, ispirata al nostro ultimo libro edito da Domino Edizioni in Piazza Duomo dalle ore 21 alle ore 22

Al termine buffet e incontro con il pubblico.

Alle 22 e 15 circa raggiungeranno Giusy Cafari Panico alla Libreria Feltrinelli di Via XX Settembre per presentarla e leggere alcune delle sue poesie.

Seguiteli!!!

http://www.piacenzashoppingarea.it/31-luglio-letteratura.html

Nuovo appuntamento per i Volatori Rapidi che daranno vita ad una presentazione del loro ultimo libro “Confini” presso il Municipio di Carpaneto Piacentino, nello splendido Palazzo Scotti il 21 luglio alle ore 21.

L’evento si svolgerà al primo piano nella bellissima  Sala Bot, affrescata dal celebre autore futurista.

Introdurrà la serata il nostro ” Volattore” Federico Puorro con una drammatizzazione  teatrale tratta dall’opera.

Titolo: “A volte basta un grazie”

Regia e interprete: Federico Puorro   –   Con la partecipazione di Aglio Cipolla e del bravissimo Eugenio Affaticati.

Al gentile pubblico sarà offerto un buffet con degustazione di vini.

Ingresso libero.

Vi aspettiamo numerosi!

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La Galleria delle Visioni di via Luigi Cingia 17 in collaborazione con l’Associazione Volatori Rapidi propone in occasione della “notte bianca” del 18 luglio a Lodi la serata intitolata “In ogni senso”, una sorta di percorso attivo ed interattivo tra arti, sensi e fruitore.

L’idea è quella di coinvolgere il passante attraverso vari stimoli sensoriali ed accompagnarlo in un percorso di cui diventerà parte attiva ed integrante.

1. Il percorso avrà inizio con una sorta di “invito visivo” costituito dal video d’arte concettuale di Daniele Signaroldi dal titolo WALLS of FURY proiettato sui muri dei palazzi adiacenti alla sede della galleria, precisamente sull’angolo tra via Ottone Morena e Corso Vittorio Emanuele.

“Walls of Fury è un progetto video che parte dall’esigenza di catalogare geograficamente gli interventi grafici umani sulle superfici pubbliche delle città. Dalle prime incisioni ancestrali su pietra ai giorni nostri l’uomo ha sempre avuto l’esigenza di utilizzare le superfici verticali e non, come veicolo espressivo personale o come portavoce di un gruppo. Utilizzando diverse forme e tipologie di messaggio, il gesto grafico ci permette di capire la società di oggi sotto vari aspetti, politico, estetico, razziale ecc. Walls of Fury si prefigge di contenere tutti questi messaggi senza nessun tipo di
logica cronologica ma con il solo vincolo geografico”.

Daniele Signaroldi_ artista video

Saranno proiettati i graffiti che siamo soliti vedere “sporcare” i muri delle nostre città, ma tolti dal loro contesto e spogliati della loro valenza “scomoda”, in modo da poterne finalmente godere il lato più artistico legato alla bellezza del segno grafico primitivo e più che mai moderno.

2. Seguendo il video, quindi proseguendo per via Ottone Morena si arriverà in via Luigi Cingia, di fronte alla sede della Galleria delle Visioni, dove gli scrittori del gruppo Volatori Rapidi terranno una presentazione del loro nuovo libro “Confini” con una sorta di scambio di pensieri con chi vorrà intervenire.

“La partecipazione consisterebbe nel proporre al pubblico delle brevi letture tratte dell’ultima antologia di racconti “Confini” (Domino Edizioni), termine considerato nelle diverse accezioni. Si è pensato di alternare questi brani e brevi componimenti poetici creati appositamente per l’evento e di regalarli al pubblico come cadeaux insieme all’acquisto del volume. Sarà proiettato il book trailer di Confini. L’editrice, Solange Mela, introdurrà gli scrittori intervistandoli sulla loro personale visione della scrittura, interpretata come strumento di condivisione e confronto, e stimolerà il pubblico ad intervenire sul proprio concetto di “Visione”, concetto surreale che dà il titolo alla galleria.
Essendo l’evento strutturato come un percorso dei sensi veicolato delle parole, saranno appese citazioni ed high concept lungo lo spazio esterno adibito e, previa vostra autorizzazione, si solleciteranno le persone che varcheranno questo spazio ad esprimersi sul proprio “Confine”, invitandole a lasciarci per iscritto su un album le proprie considerazioni, che saranno pubblicate in seguito sul nostro blog e conservate in originale in Galleria”.

Volatori Rapidi

3. Il percorso continua dall’esterno all’interno della Galleria delle Visioni dove l’arte diventa figurazione.

“Cinque artisti di fama nazionale ed internazionale presenteranno la loro personale visione della figura umana, uomini e donne ritratti secondo le poetiche di Angelo Bordiga, Marco Manzella, Matteo Nannini, Paolo Quaresima, Giuseppe Tirelli. L’impegno a trasformare la figura umana in immagine si condensa in innumerevoli percorsi di senso”.

Galleria delle Visioni
INGRESSO LIBERO.

COCKTAIL OFFERTO DALLA CANTINA VICOBARONE.

“IN OGNI SENSO”

 NOTTE BIANCA LODI

SABATO 18 LUGLIO 2009
GALLERIA DELLE VISIONI: VIA LUIGI CINGIA 17 ANGOLO CON VIA OTTONE MORENA

Di seguito le riflessioni che qualcuno ha voluto condividere con noi… Grazie per le interessanti conversazioni sulla guerra, l’arte, il malessere che si prova quando si dipinge (e si scrive), il destino, il dono della maternità, la malinconia, l’amore… Grazie.

“Nella vita non c’è cosa più bella di avere un figlio… io ho avuto questa fortuna… si chiama Sara e la mattina, quando le dico buongiorno e lei mi sorride, mi sente la donna più felice del mondo… I soldi non fanno la felicità, avere un figlio sì!”

Elena

 

 

“Il confine è il punto di arrivo e il punto di inizio di tutte le cose: un diaframma che unisce e non una barriera che divide.”

Giuseppe

 

 

“Il confine fra desiderio e realtà: è brutto separarli ma è giusto così. Il desiderio può essere realtà, ma la realtà non sempre è un desiderio…”

Isa

 

“L’amore trasforma i limiti in confini”

Kinolsnail

 

 

“Non sempre oltrepassare il confine è la cosa migliore, a volte è opportuno fermarsi e pensare”

Marina

 

 

“Ci sono persone che come gli uccelli si innalzano in volo e dall’alto osservano il mondo e quelle cose che per tanti sembrano giganti, visti da un’altra prospettiva sono per loro così piccole. E non fanno paura

Rossella

 

 

“Ogni avvenimento è frutto del cambiamento. Noi siamo e facciamo la storia solo se siamo in grado di  cambiare o di essere cambiati”

Luca D’Alessandro

 

 

“Non esistono confini”

Massimo

 

 

“Confini… per molti una linea d’acqua invalicabile. Oltrepassandola ho provato nuove emozioni, amori, esperienze… Il Ritorno alla mia campagna e terra natale è come stasera. Uno speciale e sempre Nuovo Ritorno”

Samy

 

Ancora pochi ma lunghi giorni ed arriveremo al confine… tra la quotidianità e l’avventura… tra l’Italia e la Francia… verso dieci (11?…12?) giorni e notti di emozioni”

Fabio

 

Anniversari diversi, eppure, tangibilmente simili…

La Luna

Il muro di Berlino

I Versetti Satanici

Falcone e Borsellino

Chi stabilisce il CONFINE tra le parole innocue e le parole pericolose?”

Alessandra

 

 

“Il confine è il limite che non si può oltrepassare”

Gloria

 

 

“Il confine non esiste.

Esistono solo le nostre paure”

Giusy

 

 

Ci sono confini dell’anima,

della mente,

dello spirito…

ognuno di essi può essere superato con il cuore…”

Doriana

 

 

“Quando si incontra la’rte è difficile pensare di poter dire qualcosa di intelligente”

Anto

 

 

“L’amore non ha confini

Marco

 

 

“La vostra voglia di comunicare e arrivare alle persone è così forte che non trova confini”

Eleonora e Marco

 

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Da ieri,7 luglio, il quotidiano Libertà ha iniziato a pubblicare il nostro count down letterario.

Di cosa si tratta? In occasione dell’avvicinarsi del quarantesimo anniversario dello sbarco sulla LUNA, ognuno di noi ha scritto un racconto ispirato all’evento del 20 luglio 1969 (21 luglio in Italia).

Ricorderete che già l’anno scorso Libertà ci dedicò una rubrica estiva, i “Racconti dell’ombrellone“, sedici storie firmate da noi che hanno tenuto compagnia ai lettori piacentini per tutta l’estate.

Quest’anno, abbiamo scritto NON dello sbarco sulla Luna:  ci siamo piuttosto lasciati condurre da essa per mano, fidandoci, osservando le strade che ci ha fatto percorrere. Qualcuno ha intravisto la sua faccia nascosta. Qualcuno è tornato con la memoria al primo amore. Qualcuno ha narrato di una lettera dal destinatario molto particolare. Qualcun’altro è andato a Woodstock. C’è chi ha persino partecipato ad un quiz televisivo…

Non ci resta, quindi, che augurarvi buona lettura.

Il conto alla rovescia volatorio è cominciato!

La nostra Giusy Cafari Panico, scrittrice e poetessa, domani 4 luglio parteciperà alla Notte Rosa di Cattolica con la sua raccolta di poesie, edite da Lir, “Come la luna di giorno come la luna di notte”. Con lei, altre tre scrittrici animeranno l’evento “Donne in salotto”, presso la Piazzetta del Tramonto, dalle ore 21.00

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Giusy inoltre ha vinto la XXIII edizione del Premio Internazionale di Poesia e Letteratura “Nuove Lettere” per la sezione “Raccolta edita di poesie – opera prima” con il libro di poesie “Come la luna di giorno come la luna di notte” (Lir Edizioni).
La cerimonia di premiazione si terrà domenica 5 luglio alle ore 17 e 30 presso la Sala “Gabriele D’Annunzio” presso l’Istituto di Cultura di Napoli in Via Bernardo Cavallino 89 (“La Cittadella”) a Napoli.

 

Grande Giusy!! Siamo fieri di te!!

La serata di venerdì è stata davvero indimenticabile.

Eravamo tutti molto  emozionati all’idea di ripresentarci nella nostra città con il nostro nuovo libro “Confini” (Domino Edizioni) , che arriva un anno e mezzo dopo il nostro “primogenito” 1995 km da Santiago.

La cornice era prestigiosa: Palazzo Galli, l’antico palazzo di Via Mazzini, sede ora di convegni  e mostre di grande rilevanza.

La sala che ci ha ospitato, quella dei Depositanti, è davvero splendida  e durante le prove abbiamo avuto modo di ammirarla in tutto la sua bellezza  anche di giorno.

Dalle 20 e 30 in poi uno schermo vicino al palco proiettava a ciclo continuo il  book trailer di Confini realizzato da Solange Mela. Frasi estrappolate dai racconti e immagini ispirate ad essi si alternavano o si sovrapponevano, in una sequenza davvero suggestiva, come la musica di sottofondo.

Ecco, l’Inizio!

Davanti ad un pubblico numerosissimo oltre le aspettative la serata si è aperta con un intervento teatrale del nostro mitico volattore, Federico Puorro, che ha drammatizzato il suo racconto ” A volte basta un grazie” con la collaborazione del piccolo Eugenio Affaticati.  Il clown e il bambino, in un dialogo comico ma anche commovente, arricchito da effetti scenici e costumi degni di un teatro, sono stati davvero un prologo molto originale ed apprezzato dal pubblico. Grande Federico, per la prima volta nelle sue vesti di scena per i Volatori. Grazie!

La serata è poi continuata con la presentazione vera e propria.In rappresentanza dei Volatori e in veste di coordinatrice degli interventi della serata una spigliatissima ed elegante Alessandra Locatelli  ha saputo intrattenere  i presenti con disinvoltura e raccontare con l’ausilio di alcune immagini proiettate sullo schermo la nostra storia da  Volo Rapido 2007 ad oggi (a cura di Francesco Danelli) ed ha invitato il pubblico a lasciarsi condurre in un “viaggio nelle parole” alla maniera volatoria.

La parola poi è passata a Solange Mela, la nostra editrice, che ha parlato del progetto “Confini”, della nuova sezione della Domino Edizioni “Mosaici”, creata appositamente per l’uscita del libro dei Volatori e del suo incontro con questo insolito gruppo di scrittori (come ci ha definito un giornale).

Poi i due ospiti d’onore della serata: il celebre scrittore e critico cinematografico Pino Farinotti e sua moglie Daniela Azzola, editor della Mondadori e grande donna di lettere.

Pino con la sua solita verve ha ricordato l’incontro del martedì precedente, alla Libreria Rizzoli, in Galleria a Milano, in cui ha presentato il suo ultimo romanzo “Quarto Ordine”  facendo conoscere al pubblico milanese i Volatori Rapidi alla presenza di grandi personaggi come, ad esempio, Andrea Pinketts (presto sul sito anche le foto di questo incontro milanese). Ha introdotto “Confini”  di cui ha letto tutti i racconti e ci ha voluto dedicare parole di grande apprezzamento, di cui siamo molto orgogliosi e che terremo nel nostro ricordo come stimolo ad andare avanti nella nostra carriera.

Daniela Azzola è entrata poi nel cuore di Confini, leggendo le prefazioni di tutti gli autori e chiamandoli uno ad uno sul palco.

Una sopresa piacevole per tutti noi.  Facendo tesoro della sua esperienza di editor e di grande esperta di letteratura ha fatto un gioco: ha accostato i nostri racconti e i nostri stili a personaggi famosi della letteratura.

Sono tre giorni infatti che ce la stiamo “tirando” molto… consapevoli però che è solo un modo per interpretare il nostro stile…

Ad ogni modo… pur con le dovute differenze di livello artistico, ecco gli accostamenti. A momenti volavamo tutti giù dalla sedia per l’emozione!

Emanuela: Dacia Maraini, per la scrittura intimista ed il tema della memoria che lega due donne

Giusy: gli scrittori russi in generale, in particolare Gogol e Bulgakov, per lo sguardo particolare sulla vita, in questo caso usando gli occhi di un uomo

Angelo: Marinetti e Bukowski, per la modernità del tratto, e l’uso coraggioso delle parole

Pietro: Alice nel Paese delle Meraviglie e Hemingway (il migliore, quello dei racconti), per il taglio acuto con cui entra subito nella storia

Sergio: Piero Chiara, per l’ironia e la spigliatezza

Francesco: Georges Simenon, perchè è un vero giallista di classe

Agostino: lo stesso Farinotti (che è sceso dal palco per complimentarsi con lui per il suo stile e il suo racconto), perchè è “un genio”

Chiara: Marguerite Duras, soprattutto ne “L’amante”, per la delicatezza della scrittura

Alessandra: Virginia Woolf e Michael Cunninghum di “Le Ore”, per lo stile che alterna punti di vista di personaggi complicati in un “quasi romanzo”

Betty: due film, Chocolat  e il Pranzo di Babette, per la descrizione alchemica dell’atmosfera della storia, che prende vita in una sola stanza, la cucina

Federico: Charlie Chaplin, “Charlot”, per la comicità e l’amarezza sapientemente fuse

Doriana: Karen Blixen, per la profondità dei contenuti e l’indagine di una donna dalla forte personalità

Monia: Doris Lessing, per la ricerca dell’autenticità resa attraverso la metafora del viaggio

Ottavio: Cesare Pavese e la letteratura americana, perchè è in grado di parlare di temi sociali non facili partendo da un semplice oggetto neutro

Melissa: definito un gioiello il suo breve racconto noir, finestra su mille scenari possibili. Lo stile è stato accostato a quello di Oriana Fallaci

Luigi: accostato ai film di Tarantino per l’atmosfera e a Dostoevskij per la scrittura precisa e attenta

Pino Farinotti interveniva ogni volta con interventi ad hoc.

A questo punto eravamo tutti svenuti. Infatti faccio fatica a ricordarmi il resto della serata.

Scherzo. A chiudere ancora il grande Volattore Federico assieme al piccolo Eugenio con la parte finale del suo monologo, conclusasi con le parole  “A volte basta un grazie”.

Sul palco poi la grande organizzatrice della serata, Emanuela Affaticati che ha ringraziato in nostri sponsor, che cito anche qui: le cantine di Vicobarone,  il nostro mitico Cristiano Silva di Codogno (chiusure industriali, serramenti e rivestimenti) già nostro sostenitore al Festival Di Mantova E  LA BANCA DI PIACENZA CHE CI HA MESSO A DISPOSIZIONE UNO SPAZIO COSI’ IMPORTANTE.

Al termine Pino Farinotti ha consegnato ad ognuno dei Volatori una copia con dedica personalizzata del suo “Quarto Ordine”, di cui Francesco Danelli ha letto al pubblico l’incipit.

Dopo i ringraziamenti a tutti i protagonisti della serata, compreso il “ladro di anime”, l’impareggiabile fotografo personale dei Volatori Nicolò Morales, tutti al rinfresco finale con i vini di Vicobarone a farla da padroni.

E adesso, dopo tutte queste emozioni… i Volatori ancora in volo, cercate di non perderli d’occhio.

  • Nel mese di luglio su LIBERTA’ con i loro racconti ispirati allo sbarco sulla luna del luglio 1969
  • Il 17 luglio a Casal Monferrato , ore 21.00, un’altra presentazione del nostro libro
  • Il 18 luglio a Lodi, alla notte Bianca presso la Galleria Visioni, parteciperemo con le parole di Confini ad un originale “percorso dei sensi”
  • Il 21 luglio a Carpaneto, ore 21.00, nella bellissima Sala Bot del Comune, presenteremo Confini con il contributi di Federico Puorro, che reciterà una piece tratta da “A volte basta un grazie”
  • Il 31 luglio a Piacenza, nelle strade del centro, nel corso dei venerdì piacentini dedicati alla cultura, proporremo un reading innovativo

E per l’autunno abbiamo in serbo altre sorprese… bolognesi!

Non perdeteci di vista e… a tutti coloro che erano presenti ( vorrei citare, tra tutti, i nostri amici della scuola di scrittura creativa con i mitici prof  Linda Fava e Adriano Haber-  arrivato addirittura per l’occasione da Torino- e  Barbara Garlaschelli) un sincero GRAZIE!

Alla fine un augurio molto particolare ad ognuno di noi da parte della nostra editrice:

 “Che tu possa trovare la strada per la fine del vento.”

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Aspettando la presentazione di venerdì 19 giugno, vi proponiamo un piccolo assaggio.

Attenzione, non si tratta di brani estrapolati dai nostri racconti.

E’ qualcosa di più.

Sono le motivazioni che hanno spinto ognuno di noi a confrontarci con la parola che da il titolo all’antologia, Confini.

Tre sillabe semplici, ma dai molteplici e complessi significati.

Buona lettura… a venerdì!

 

 

“Il confine di un miracolo” mette in scena il confine che una donna deve oltrepassare quando scopre di essere incinta. Attraverso il confronto tra due generazioni di donne, esplora una vicenda antica che riguarda molto da vicino la protagonista.

Il racconto vuole essere anche un omaggio alla tradizione orale del “raccontare” quale prezioso mezzo di sopravvivenza del passato. Convinta che ogni scrittore, quando scrive, parla sempre un po’ di sé, vorrei ringraziare tutte le donne della mia famiglia, che mi hanno regalato il racconto delle loro vite e mi hanno insegnato l’ascolto, miracoloso potere umano.

Inoltre dedico questo racconto a Silvia, mia cara amica, che mi ha consigliato la dolcezza e donato i dubbi.

(Il confine di un miracolo, di Emanuela Affaticati.)

 

 

“Ci sarà dentro qualcuno?”, mi chiedo sempre quando passo davanti a fabbriche, scuole, uffici nei giorni festivi. Oppure di notte.

Sono presa da una strana malinconia nell’immaginare oggetti, strumenti, scale, corridoi vuoti. Quasi soffrissero di solitudine, come esseri umani lasciati a loro stessi, in attesa fremente che arrivi qualcuno a confortarli. E che passino il tempo a ricordare tutto il brusio dei giorni di lavoro: litigi, squilli di telefono, voci frenetiche, cigolii di porte e di macchinari, rumore incessante di carta che esce dalle stampanti.

La Vita. E poi il Buio.

Quando si spengono le luci, le tapparelle si abbassano e ognuno si prepara per tornare a casa. Lasciando più o meno in ordine, tanto si ritornerà il giorno dopo a riprendere il lavoro interrotto. A meno che qualcuno ritorni. Ed entri in queste stanze, quasi di soppiatto, percorrendo locali che, quando non c’è nessuno a occuparli, diventano ancora più ampi e austeri.

A volte vorrei essere io. Entrerei con un po’ di pudore, come quando non si può fare a meno di guardare qualcuno che non sa di essere osservato. Sarei avvolta improvvisamente dal silenzio, come quando si entra in una chiesa in cui non si celebra la messa e, in penombra, ci si sente soli con se stessi e con i propri pensieri. Mi sentirei finalmente a contatto con la mia anima. Proprio nel luogo, quello del lavoro, che spesso usiamo per uscire da noi stessi. D’incanto tutto assumerebbe un’altra dimensione.

Sono questi gli incroci dove il tempo si ferma, snodi del destino. E, come sanno tutti coloro che sono un minimo esperti di magia, è in questi spigoli di realtà che può accadere di tutto. Persino oltrepassare il confine più invalicabile.

(In ufficio il sabato pomeriggio, di Giusy Cafari Panico)

 

 

Quando ho cominciato a scrivere “Quando la Luna annuì a Isacco Picossi” avevo diverse motivazioni per farlo: di natura emotiva, personali, di ricerca.

Se da una parte ho sempre ritenuto interessante parlare dell’idea di confine come qualcosa che contiene e separa, dall’altra ho sempre ritenuto interessante anche provare a rendere questa linea di demarcazione sempre meno netta, provando a descrivere quei luoghi a cavallo fra i confini.

Così è nato un racconto che parla dello stare da una parte, o dall’altra. Ma che parla soprattutto del non stare né da una parte, né dell’altra. Come se il confine stesso possa essere descritto come un nonluogo abitabile, una sorta di muro vuoto dentro, nel quale poter vivere.

Isacco Picossi non è altro che un non-abitante di un luogo, vittima di se stesso, dei suoi confini, di coloro che stanno dall’altra parte. E saranno proprio questi ultimi a chiedergli di ridefinire i suoi limiti. Per ridarsi libertà.

Per ridarsi possibilità di vivere.

(Quando la luna annuì a Isacco Picossi, di Angelo Calza)

 

 

Io amo il Giappone. Questo racconto però non c’entra niente, col Giappone. Senonché, diverso tempo dopo avere scritto “Il confine” ho letto un articolo sul fenomeno sociale degli hikikomori, gli adolescenti giapponesi che si chiudono in se stessi – e nelle loro stanze – rifiutando la società degli adulti e creandosi un mondo virtuale dal quale non vogliono più uscire.

E allora mi sono accorto che il racconto, nel suo piccolo, potrebbe anche c’entrare, col Giappone, o almeno con questo aspetto della sua società. Un fenomeno che là tocca, secondo l’articolo, circa 850 mila giovani tra i quattordici e i trent’anni, ma che può avere analogie più o meno evidenti con esperienze personali di chiunque, non necessariamente adolescente e non necessariamente giapponese.

Poi, uno può leggere il racconto e dire che non ha niente a che vedere con tutto questo discorso.

È altrettanto corretto, anzi, probabilmente è vero. Anche perché in un racconto l’autore pensa di averci messo dentro certe cose, poi uno lo legge e ce ne trova delle altre. E nessuna di quelle che l’autore pensava di averci messo.

(Il confine, di Pietro Chiappelloni)

 

 

Sergio Cicconi non sa resistere alla tentazione e propone la terza storia della saga di Amalia, la cartomante piacentina ‘innamorata dell’amore’, che risolve i più bizzarri casi umani grazie alle sue a volte dubbie arti divinatorie e con l’aiuto di qualche disinvolta, spudorata furberia.

Un personaggio singolare, mai definito a tutto tondo, ma affidato invece all’immaginazione del lettore, che se lo ritaglia come preferisce la sua fantasia.

Dopo “La Cartomante”, che esordisce in “1995 km da Santiago”, la prima raccolta dei Volatori Rapidi (Edizioni LIR, 2007), e “Sotto un ombrellone a strisce gialle e blu del Bagno Casadei”, della seconda raccolta, pubblicata dal gruppo su Libertà (2008), con “Un amore sconfinato” la bella maga Amalia affronta qui, con il consueto garbo, la solita ironia e un tocco di originalità, il tema della loro terza raccolta: i confini.

Argomenti di questo episodio sono due confini, quello dell’amore e quello tra i sessi. Entrambi a volte difficili da tracciare nettamente, spesso ingannevoli, sempre provocatori; come messi lì per invitarti a esplorarli, a sfidarli, a oltrepassarli.

Confini subdoli, inconsistenti. Pericolosi.

(Un amore sconfinato, Di Sergio Cicconi)

 

 

Sentimenti grandi e profondi (odio o amore sempiterni, ad esempio) non fanno per me, sono un superficiale; c’è poco da scavare in me, meglio non farlo, c’è il rischio di non trovarci niente.

Attorno ai personaggi dei miei racconti non aleggiano musiche immortali, al massimo ci potrebbero stare le note di una canzonaccia o lo strimpellìo di una chitarra.

È il mio lettore che insiste ad attribuire reconditi e nascosti significati alle mie chiacchierate… sono solo un “figlio di buona donna” che lo imbroglia portandolo per mano dove voglio io, ma che poi si fa perdonare lasciandolo libero di scorrazzare come vuole lui.

E questo vale per il racconto : Via Solferino, civico 31

Ricreo un momento storico: i 600 giorni della Repubblica di Salò, quando “Pietà l’è morta” e i fratelli si uccidevano a mani nude solo perché finiti ideologicamente su opposte sponde ! I “confini” calpestati sono addirittura quelli delle Convenzioni internazionali di comportamento tra belligeranti! In quei giorni di “guerra civile” si praticarono barbare torture e fucilazioni sommarie.

Alla fine del racconto ci si accorge che la Giustizia ha trionfato, ma anche che qualcuno ha pagato il prezzo. Il protagonista della storia, Giovanni, a mangiare la torta con gli altri, quel giorno di festa, purtroppo non c’è.

(Via Solferino civico 31, di Agostino Damiani)

 

 

Prima di cominciare a scrivere ci vuole l’IDEA. Almeno, per me è così. Un’idea limpida, unica, originale. Non banale né scontata. Quando mi scoppia l’IDEA in testa, la scrittura mi diverte – e spero di divertire chi mi legge – e mi eccita.

Mi diverto così, io.

Questo racconto che ho scritto per “Confini” non è un’eccezione. L’idea viene poi rivestita – vestita forse sarebbe più appropriato – di antefatti, conseguenze, ambientazione, personaggi, maschere, schegge di vita… anche solo un accenno, poiché l’IDEA non deve essere mai messa in ombra da tutto ciò.

Il racconto che ho scritto per questa raccolta si può leggere da punti di vista diversi. E c’è un po’ di tutto, qui dentro. C’è l’aspetto umano: la delusione, la frustrazione e la rabbia di chi sa che non potrà mai raggiungere l’obiettivo per cui ha tanto sofferto. La pietas e il suo contrario. L’arroganza di chi decide e la pena di chi le subisce, le decisioni. C’è l’incomprensione e la paura del diverso, del nuovo. Ci sono l’assurdità delle regole e la piccolezza degli uomini di fronte alla vera fede.

C’è anche un confine, naturalmente. Ma il confine non è importante.

L’importante è che qualcuno decide dove metterlo, questo confine. Ma come, come decide? In base a quali parametri? Pensando a chi? Pensando a cosa? Chi decide, conosce le conseguenze della sua decisione?

Facile tracciare un confine, facile…

(Con… fine di Francesco Danelli)

 

 

Il titolo “Punti di vista” mi è stato suggerito da una persona che ha scelto questa definizione per attribuire un suo significato al termine “confine”; l’ho trovato tra le tante schede distribuite a un pubblico anonimo, chiamato a dare il proprio contributo per elaborare i racconti che appartengono a questa raccolta.

Ho inteso “avere punti di vista diversi”, ossia un differente sguardo sulla realtà. L’ho adottato e declinato secondo una mia personale interpretazione. Gli occhi sono come una finestra da cui ci si affaccia (lo dicevano anche i poeti stilnovisti), ma ciò che colpisce gli occhi arriva dritto alla sede delle emozioni, al cuore, e mette in azione i sentimenti.

Scrivendo questo racconto, ho scoperto che esiste la magia, esistono i miracoli, e per arrivare al fondo e poter amare è necessario recuperare una condizione originaria: la voce interiore, lo sguardo più ingenuo, tornare bambina. Ho scelto di far avvenire tutto ciò su una terra di confine, una terra che sta nel mezzo, come sospesa, un luogo dove la città si mescola alla campagna, dove gli odori e i colori delle colline e dei campi che circondano i condomini giungono a risvegliare i ricordi dell’infanzia.

E c’è il teatro, il “luogo dello sguardo”, una tecnologia straordinaria che l’uomo ha costruito per abbandonarsi alla finzione della scena, e credere che quell’aldilà che sta sul palcoscenico sia una realtà autentica, percepibile da tutti i punti di vista.

(Punti di vista, di Chiara Ferrari)

 

 

Questo racconto è un viaggio. Iniziato una notte in cui una voce onirica mi ha svegliato: “certe parole sono catene alle quali proviamo a opporre resistenza”. Ho annotato la frase su uno dei fogli che tengo sul comodino. E ci ho riflettuto per settimane. Dovevo scrivere di confini.

L’istinto mi ha mostrato le sembianze spigolose di un muro. Fatto di parole pronunciate, omesse, ascoltate.

Un anno: il 1989.

E una missione: informare, etimologicamente, conferire forma, rendere accessibile la Verità.

Quattro persone, quattro intrecci dialettici che traducono immagini intime vicino a immagini d’attualità, in un percorso doloroso di messa a fuoco lento ma decisivo. Il parallelismo tra i fatti reali di vent’anni fa e l’oggi viene quasi naturale.

La prospettiva è parziale, perché il lettore possa decidere in quale misura divenire protagonista attivo della ricerca. E chiedersi non solo quali siano le proprie catene, ma quali strumenti possa usare, se davvero lo desidera, per liberarsene.

Questo racconto è dedicato a chi, oggi come ieri, non vuole avere paura di dare forma a un pensiero, di cercarne i contorni, di capirne le sfumature, di accogliere i pensieri altrui, alla luce del rispetto e dell’uguaglianza.

Ed è dedicato anche a chi, come me, crede che non si possa far parte della storia di qualcuno se non si conosce la propria.

(Il potere delle parole, di Alessandra Locatelli)

 

 

Non so come sia nato “Verze e mandarini”. E non so neppure come sia nata Clementina, la protagonista del racconto.

Di solito quando inizio a scrivere non so mai dove mi porterà la narrazione: ne ho una vaga traccia in testa che sembra poi svilupparsi quasi autonomamente.

Allo stesso modo anche qui: l’idea iniziale era quella di un personaggio sognante e quasi fiabesco, col nome da mandarino e una passione per la cucina che si trasmette in famiglia. Poi tuttavia Clementina ha iniziato a “ribellarsi”, a svelare i suoi segreti: all’inizio piano, poi in modo sempre più vorticoso e incessante.

Da bambina a giovane donna: dolcezza e cinismo si mescolano all’interno di una personalità apparentemente limpida e senza misteri.

È l’oscurità sotto la luce, il torbido celato dall’innocenza.

Il risultato è senza dubbio diverso dal mio abituale modo di narrare: a tratti mi è parso quasi estraneo, anche se qualcosa di familiare rimane.

Straniante, ma non troppo.

(Verze e Mandarini, di Elisabetta Paraboschi)

 

 

“Buonasera, siggiori e siggiore, sono Aglio Cipolla, Aglio di nome e Cipolla di cognome. Mi chiamo così perché nella vita ho soffritto molto e si vede. Se vi avvicinate si sente, anche. Sono un artista di fama mondiale nel senso che farei la fame in qualsiasi parte del mondo.Bene, ma ora cominciamo con il primo espediente!

Se c’è qualcuno dei siggiori o delle siggiore che mi presta cento euro, glielo faccio sparire e poi sparisco anch’io. Nessuno, lo sapevo, avari, avidi. Siete troppo attaccati al denaro. Anche nella finzione”.

Avevo tante idee per scrivere di “Confini” ma quasi per caso mi sono ritrovato a parlare di me.

Perché il mio lavoro spesso si mescola con le mie passioni e le mie passioni diventano lavoro, oltrepassando, appunto il confine. L’essere umano si fa personaggio e il personaggio sovrasta l’essere umano. Proprio come in questa presentazione.

In realtà sono solo uno a cui il lavoro “normale” va tremendamente stretto.

Per realizzarmi appieno, riempio i miei vuoti esistenziali, inseguendo un sogno: il teatro, senza troppi confini, tranne quelli dettati da uno scarso talento.

Di una cosa sono certo: qualsiasi cosa faccia cerco di dare tutto me stesso.

Alla faccia dei Confini! Soprattutto quelli territoriali e sociali.

Perché nessuno può scegliere dove e come nascere.

(Alle volte basta un grazie, di Federico Puorro)

 

 

Ammetto che scrivere questo racconto sul soprannaturale ha costituito una difficile sfida con me stessa. La scelta dell’argomento è stata dettata non dalla voglia di stupire, ma da un’esigenza interiore: tentare di sondare il mistero più grande di tutti, la morte.

L’ultimo, autentico tabù rimasto ancora inviolato e pertanto capace di affascinare l’uomo. E d’intimorirlo in uguale misura.

La morte viene da molti percepita come la fine di ogni cosa: uno spesso muro nero, inamovibile e inesplorabile.

Io immagino invece che rappresenti un inizio. E che la linea di confine posta tra i due mondi sia sottile, impalpabile come un velo in grado talora di sollevarsi.

Come accade in “La promessa”: “… Solo il cuore, forse, potrà aiutarci a comprenderlo…”

Credo che il dono più prezioso che un uomo possa fare a un altro uomo sia quello di narrargli una storia. Ecco il motivo per cui amo tanto scrivere.

Mi piace pensare a questo racconto come a un regalo: un piccolo spiraglio di luce e di speranza offerto a quanti vorranno leggerlo e lasciato, ovviamente, alla libera interpretazione di ognuno.

Una favola scaturita dalla mia fantasia…? “Forse”.

Una leggenda popolare…? “Potrebbe essere”.

O il resoconto di un episodio realmente accaduto…? “Chissà”.

Mi sento solo di affermare che in tutto ciò che scrivo c’è sempre una parte di verità… Una parte molto consistente.

(La promessa, di Doriana Riva)

 

 

Un uomo, una vita presente, una passata.

Un uomo guidato nel suo percorso interiore da ombre riemerse dal passato col loro carico di ricordi, profumi, parole, sapori.

Un viaggio condotto da silenti presenze, vere protagoniste del racconto,che porteranno il Signor Maiocchi a ritrovare un tempo a lungo dimenticato, rimosso, ma pronto a riprendere il sopravvento.

I profumi, i ricordi, i sapori di una vita semplice accompagneranno il Signor Maiocchi in questo viaggio verso la riscoperta di piccole emozioni e sensazioni quotidiane, a lungo dimenticate. Per ricordarsi che le cose più semplici sono piccole gemme da conservare in noi quando la vita ci porta verso altre direzioni.

E che si può sempre cambiare, varcare il confine, perché il confine è solo una linea che si può oltrepassare.

Ad ogni passo.

(Il profumo delle fragole, di Monia Sogni)

 

 

Corrado, il protagonista del mio racconto, fa parte di un numero.

Un numero insieme ad altri numeri che troppo spesso di questi tempi ci raggiungono nelle notizie dei telegiornali e nei titoli dei quotidiani. Un numero come i “1000 cassaintegrati della Fiat di Melfi” o i “4000 esuberi di Alitalia”. Numeri che ormai costituiscono un rumore di fondo a cui purtroppo ci stiamo abituando. A volte questi numeri sono piccoli e non hanno nemmeno l’attenzione delle prime pagine. A volte sono solo i quotidiani locali a informarci sulle loro vicende.

Nel mio racconto ho voluto dar voce a uno di quei numeri, a una di quelle vite.

Ho voluto raccontare cosa può accadere quando si passa quel sottile confine fra un piccolo benessere e un progetto di povertà. Un terreno inesplorato che Corrado cerca di percorrere da solo. Ma sulla sua strada inciampa in una verità: le cose intorno a noi non sono neutre.

A volte nemmeno i biscotti lo sono, e scoprirlo può essere molto amaro.

“I biscotti sono una cosa neutra” è quindi sì un viaggio dentro al dramma collettivo, ma è soprattutto un incontro personale e silenzioso con le proprie debolezze, con le proprie umane fragilità.

Nella dedica, che è parte integrante del racconto, si racchiude il mio intento di dar voce ai risvolti personali che si nascondono dietro a silenziose rinunce.

La frase finale, titolo di una famosa canzone di protesta portata al successo da Joan Baez, racchiude invece la mia speranza e il mio augurio come uomo alle vite silenziose come quelle di Corrado.

(I biscotti sono una cosa neutra, di Ottavio Torresendi)

 

 

La prima immagine che la parola “confine” mi ha portato alla mente è stata un cerchio disegnato per terra, il cerchio magico che i bambini pensano non possa essere attraversato dal male.

Credenze infantili che spesso fanno sorridere i grandi che non sono in grado di interpretare i segni.

“Emma”, come una poesia, procede per immagini.

È nata così, fiorita spontaneamente da quello stesso terreno che viene seminato dalle cose che impari, senza saperti spiegare perché alcune si radicano a fondo mentre altre vengono spazzate via. D’istinto.

Emma aveva “occhi di carta assorbente”, poi un amico, per scherzo, mi ha suggerito la carta moschicida. Il mio background così casualmente solleticato, ha fatto il resto: un nome antico che evoca atmosfere britanniche, a metà strada tra Agatha Christie e il Giardino Segreto, e che è difficile non associare al tè delle cinque e uno sfondo che potrebbe essere l’antefatto di Dogville, hanno fatto virare il racconto verso l’horror, apparentemente cinico.

Ma Emma evoca storie, motivazioni e suggestioni che possono essere diverse da persona a persona e credo che a voler mettere in luce le ombre e le ragioni da cui una poesia o, come in questo caso, un racconto breve, nasce, e di cui si compone, si rischi di perdere ciò che di più intimo questa/o può suscitare, oltre a quello che di più evanescente e intuito può regalare.

È probabilmente meglio che queste restino nella semioscurità di un limbo di simboli capace di dare del tu al nostro inconscio e che riempie le piccole intercapedini che si schiudono tra razionale e irrazionale…

(Emma, di Melissa Toscani)

 

 

Ho sognato un anacoluto che m’inseguiva.

Io scappavo, avevo le gambe molli e nessuna possibilità di reagire con una poetica decente. È più o meno così che ho cominciato a scrivere Sole Rosso.

Nascondendomi in monologhi interiori e indiretti liberi, cambiando i punti di vista e tagliando i dialoghi, senza però riuscire a ritrovare me stesso né a restituirmi all’ipotetico lettore e abbandonandomi infine a romantiche metafore, desideroso di raccontare l’effetto delle ombre, smanioso di parafrasare il rumore dei passi, ansioso di chiosare sul colore del tramonto.

Scrivere è un malessere che non lascia scampo, è una fitta che brucia le viscere, è l’impotenza di fronte al grido di un uomo che raccoglie i brandelli del figlio stracciato dalla guerra.

Scrivere è sporcare e scoprire che l’impasto inchiostrato non è pane, non è sale, non è acqua e mi spiace non riuscire a costruire un romanzo per ogni vita. Il tempo e lo spazio sono i miei limiti.

La scorsa settimana, in autobus, tornavo dal lavoro e leggevo. Ero triste. Leggevo Delitto e castigo di Fedor Dostoevskij e, nonostante avessi letto il giorno prima il capitolo cinque, non riuscivo a dimenticarlo. Mentre come un automa imperfetto sfogliavo a ritroso le pagine, mi veniva su un magone infantile. Il sogno di Raskolnikov custodiva il senso di una vita intera, il mistero della forza rigeneratrice del bene al di là d’ogni malvagità e di quel testo avrei voluto essere una virgola, una congiunzione, piuttosto un refuso, pur di lasciarmi inghiottire da quel portento.

Fossi stato capace avrei pianto: “Non siamo che parole” invece ho detto a una signora che si faceva largo con le borse della spesa. “Sarebbe meglio che lo fossimo”.

Per questo scrivo. Sempre.

(Sole Rosso, di Luigi Tuveri)

locandina_confini

 

Anche quest’anno il gruppo di scrittori VOLATORI RAPIDI ha scritto un’antologia di racconti, pubblicata dalla casa editrice Domino Edizioni, e raccolti sotto il titolo di “CONFINI”, ad indicare la tematica scelta come filo conduttore e declinata da ognuno nelle diverse accezioni del termine.

La tradizionale ed ufficiale prima presentazione al pubblico, gentilmente sponsorizzata dall’ Impresa Silva Cristiano, avverrà in una location esclusiva:

Venerdì 19 giugno 2009 – ore 20.30

PALAZZO GALLI, Salone Depositanti – Via Mazzini 14, PIACENZA

 

“Confini” ed i Volatori Rapidi, dopo un’ attenta introduzione curata da Solange Mela, titolare della casa editrice Domino Edizioni, saranno presentati da PINO FARINOTTI, il noto scrittore e critico cinematografico, autore di numerosi libri tra cui Ritorno alla valle solitaria, 7 km da Gerusalemme, L’eroe, Il Farinotti 2009. Dizionario di tutti i film, il quale fornirà una lettura critica e stilistica dei racconti, da cui saranno estrapolati brevi passi proposti dalla voce espressiva di Daniela Azzola.

A termine della serata, un piccolo rinfresco sarà occasione di confronto con il pubblico e sarà possibile acquistare il libro.

L’ingresso è gratuito.

 

I Volatori Rapidi sono:

Emanuela Affaticati, Giusy Cafari Panico, Federico Puorro, Alessandra Locatelli, Francesco Danelli, Melissa Toscani, Agostino Damiani, Sergio Cicconi, Chiara Ferrari, Elisabetta Paraboschi, Luigi Tuiveri, Ottavio Torresendi, Monia Sogni, Angelo Calza, Pietro Chiappelloni, Doriana Riva.

Le vicende del romanzo si dipanano tra due realtà: Piacenza, con i suoi palazzi cittadini e le sue ville adagiate su colline senza tempo, e la Camargue, selvaggia regione della Francia del Sud, i cui profili sono disegnati dal Mistral.
Ma non solo: due sono anche i piani temporali. Da una parte l’hic et nunc preciso e quasi diaristico che vede susseguirsi le tappe del viaggio di Mirea, da quel “era stato un funerale perfetto” – frase che ci contestualizza da subito il “la” di partenza – a “la prima sensazione fu quella di un pellegrino che torna alla propria misera dimora dopo un interminabile viaggio colmo di pericoli” che ci conduce al finale aperto.
Dall’altra uno spazio-tempo sospeso, nebuloso, nel quale si intrecciano voci, si susseguono decisioni: un non-luogo sconosciuto, eppure dai contenuti paradossalmente molto concreti, accessibile solo se si trova la “chiave” giusta.

– Virginia, il romanzo si apre con una citazione de La strada di Swan di Proust, in particolare con un passaggio riferito alla madeleine, uno dei simboli di innesto del ricordo per eccellenza, in letteratura. Più avanti citi anche i Proverbi di Re Salomone. Entrambi i testi saranno essenziali nella ricerca di verità di Mirea. Come sei arrivata a questa scelta?

 

Per rispondere alla domanda, dovrei fare una premessa. Quando scrivo sono i personaggi a portarsi via la storia. A farla scorrere, a farla muovere, a scombinare i miei piani, le mie tracce, il mio canovaccio. Loro prendono forma e vita, hanno una propria volontà e propri desideri e la storia è in continuo divenire. Fino alla fine. Fino all’ultima pagina. Il gioco di incastri, la trama si articolano e si snodano secondo un percorso che non è stimato. Che non era previsto. Non a caso la frase iniziale dei ringraziamenti in fondo al libro parla proprio del caso fortuito che ha portato tra le mie mani Le beatitudini del Saggio, I proverbi di Re Salomone nella Bibbia. Una lettura che è avvenuta senza avere conoscenza del profondo legame che univa il re saggio alle vicende templari.

Il proverbio in maniera non premeditata è divenuto il nodo centrale, il fulcro della storia dell’Ottava pergamena.

E il recupero del passato attraverso la memoria involontaria se per Proust è il sapore delle Madeleine, per Mirea sono i ricordi del passato legato ai suoi genitori e il profumo, il sapore dei Nasturzi.

Se per i Proverbi devo ammettere che si è trattato di una casualità, la scelta di citare Proust è stata approdo sicuro di una lunga ricerca.


– Il simbolo gioca un ruolo fondamentale nel romanzo.
La croce guardiana. Conosciuta per racchiudere le tre Virtù teologali di Fede Speranza e Carità, socchiude le porte del Tempo, in un percorso a ritroso fino al XV secolo, e si intreccia a vicende storiche note. Ma definisce anche, forse, l’identità della famiglia di Mirea.

La croce guardiana è il simbolo che rappresenta la Camargue. Secondo la storia fu Hermann Paul a disegnarla sotto richiesta di Folco de Baroncelli nel 1924. Sarebbe stato perfetto immaginare invece che la croce avesse un’identità differente, molto più antica e molto più misteriosa legata proprio alle vicende della famiglia Rolandi.  

Il luoghi. La cripta di Sara, la Torre di Aigues Mortes, una casa piacentina con uno strano affresco, la sala ottagonale: protagonisti vivi, portatori di significato.
Mirea.

Il nome stesso, derivato da un fiore camarghese…

Mirea è un nome di donna che mi è sempre piaciuto. Ma è vero che è legato al nome della protagonista femminile del poema in lingua provenzale di Frederic Mistral Mirejo del 1859 nel quale la Camargue trova la sua massima espressione epica e sentimentale.

La cripta di Sara così come la chiesa delle Saintes sono luoghi di straordinario impatto emotivo. Anche per i non credenti.

L’ottagono invece è il simbolo delle otto beatitudini.


La contestualizzazione delle vicende è precisa. Immagino sia stata necessaria un’approfondita ricerca storica.

 

La ricerca storica sostiene l’intreccio e lo arricchisce ed è struttura portante della vicenda del senso più ampio del termine. Immergersi nella lettura dei saggi, individuare più punti di vista, avere un quadro generale del periodo storico che non è solo una mera compilazione di date, luoghi e avvenimenti ma è soprattutto ricerca del quotidiano, degli usi e costumi, delle abitudini, dell’alimentazione, del linguaggio, della religione, della struttura politica di un popolo sono elementi che rendono ancora più stimolante il mio diletto di scribacchina. Senza alcuna pretesa di insegnamento, perché non è il fine ultimo a cui aspiro, la ricerca storica è puro piacere personale. E’ voglia di conoscere e di documentarsi, di ricercare fonti attendibili e di dare valore aggiunto ai miei romanzi.

Una curiosità che riguarda i nomi dei personaggi. Mirea Anita, la protagonista. Giulio e Jules, i due uomini. Giorgio, il nonno. Gugliemo… Tutti iniziano con la lettera G. E molti personaggi secondari il cui nome inizia con la E. Non credo sia un caso…

Mi sono divertita a creare sottili tasselli di un complicato puzzle cercando una palese connessione tra i veri protagonisti, davvero lampante. E forse perché sotto gli occhi del lettore, meno facile da individuare. I nomi dei personaggi secondari iniziano quasi tutti con la lettera E. Per qualcuno è un caso, per altre l’ennesima connessione voluta.

La struttura del romanzo potrebbe avvicinarlo al Codice da Vinci. Come definiresti il tuo stile, il tuo rapporto con la scrittura e la storia che decidi di narrare?

L’idea del romanzo è nata per caso durante un viaggio in macchina con Solange Mela, amica carissima, compagna di scrittura, di comuni progetti. La materia templare è il frutto della passione per le vicende misteriose – che arricchiscono da tempi non sospetti la narrativa – sull’ordine del Tempio che mi ha trasmesso mio marito Marco Pavesi. Per quel che riguarda il Codice da Vinci, non l’ho mai letto. Ma il mondo della letteratura è pieno di prove analoghe, anche meglio riuscite di quelle di Dan Brown.

Il mio stile, non saprei definirlo, meglio lasciare l’ardua impresa al malcapitato che deve farci i conti.

Scrivere è la mia dose di nicotina quotidiana. E’ momento di comunione, è liberazione, è aria pulita, è desiderio di evadere, è diletto, passione viscerale e connaturata come un imprinting con il quale vieni al mondo. E’ un dono straordinario che va preservato e custodito. E’ maniera per debellare la solitudine e credere che coltivandola con rispetto e devozione e gioia non conosceremo mai il significato della parola noia.

Sono i personaggi che scelgono me. E sono loro che si portano storie e dialoghi e ambientazioni, intreccio ed emozioni senza tempo che non fanno altro che trascinarmi e condurmi per mano – talvolta addirittura tirandomi per i capelli – da qualche parte, in qualche luogo sconosciuto, dove per qualche strano caso sono la bene accetta.

Un’ultima domanda. Hai un modo di narrare molto visivo. Io ero con Mirea sulla Torre, sentivo il Mistral tra i capelli, assaporavo con lei il vino francese. Tu sei anche fotografa. Quando la dimensione dell’ osservare ti guida, come scrittrice? E come sei riuscita a conciliarla, in questo caso, dove si trattava di vedere con altri tipi di occhi?

 

Qualcuno ha detto scrivi solo di ciò che conosci. Ho vissuto la Camargue sulla mia pelle per due estati. Ho sentito il Mistral sulla faccia. Ho cavalcato i Rosses nelle paludi, anche se a dirla tutta in maniera molto fantozziana, per il divertimento soprattutto dei miei amici e di altri simpatici turisti del posto. Ho navigato sul piccolo Rodano. Ho fotografato i cigni selvatici, i tori, le cabane, le spiagge ad un’ora imprecisata dell’alba, il porticciolo delle Saintes al tramonto quando gli ultimi bagnanti ancora oziano sulla sabbia o passeggiano sulla battigia. Ho mangiato nei piccoli ristoranti sempre affollati a qualsiasi ora del pranzo o della cena. Ho ascoltato le ballate degli zingari, ho visto brillare i loro bivacchi di notte. Ho percepito il profumo della santità nella chiesa delle Saintes ed ho respirato a fatica nella cripta di Sara. Ho camminato nel primo pomeriggio sulle mura di Aigues Mortes, scorgendo saline all’orizzonte, ascoltando i tamburi della festa di San Giulio… Ed ho immaginato vicende e personaggi ed ho ascoltato incantata ciò che avevano da raccontarmi. Ho amato la Camargue prima ancora di vederla. E la sento ancora sotto pelle. Nelle notti d’estate, quando il cielo si pavoneggia sotto un firmamento che profuma d’eternità.

Ed io, che la Camargue l’ho vissuta e amata tanto da portarne il simbolo guardiano sulla pelle, non posso che capire.

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“1995 km da Santiago”ha vinto il primo premio al Concorso Nazionale di Narrativa di Sissa, Parma.
Andremo a ritirarlo il 30 maggio, in gran delegazione!!
Che dire…
Questo libro, che è uscito ormai un anno e mezzo fa non finisce mai di darci grandi soddisfazioni
!!

E nello stesso concorso la Volatrice/pittrice Monia Sogni ha vinto il terzo premio nella sezione “Poesia”!

Viva i Volatori!!!

 

1995 km da  Santiago

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